Capire il comportamento del gatto

Il comportamento dei gatti è affascinante. Misterioso, incuriosisce gli etologi e gli amanti dei gatti. Questi piccoli carnivori esprimono una ricca gamma di segnali corporei e sonori. Navigano nel loro mondo in modi complessi e sottili. Questo articolo esplora la diversità del comportamento felino. Si basa su ricerche e osservazioni comportamentali.

Sviluppo comportamentale del gattino

Lo sviluppo comportamentale del gattino comprende il periodo prenatale e le prime settimane di vita. Queste fasi sono cruciali per la formazione dell’identità del gattino e possono influenzare la comparsa di disturbi dello sviluppo, in particolare di forme di aggressività. La comprensione dello stile di vita felino è essenziale per capire questi disturbi.

Durante il periodo di gestazione, che va dai 59 ai 63 giorni, l’embrione è sensibile alle emozioni materne e sviluppa i suoi organi sensoriali. Percepisce le carezze sul ventre della madre, che influenzano il suo sviluppo.

Il periodo neonatale, fino all’apertura degli occhi (dal settimo al decimo giorno), è caratterizzato da riflessi come il seppellimento e la suzione. L’attaccamento è unilaterale, dalla madre al gattino.

Il periodo di transizione va dall’apertura degli occhi all’acquisizione dell’udito (ventesimo giorno) e segna la maturazione degli organi sensoriali. L’attaccamento diventa bilaterale con il riconoscimento della madre come fonte di conforto.

Dalla seconda alla settima/ottava settimana, questa fase è cruciale per l’apprendimento e la socializzazione. Gli stimoli ambientali influenzano la maturazione delle sinapsi e l’instaurarsi del comportamento sociale.

La socializzazione

Esistono due tipi di socializzazione: inter- e intraspecifica.

La socializzazione intraspecifica rappresenta l’identificazione del gattino con la propria specie. Questo processo, rispetto all’imprinting descritto da Lorenz, avviene principalmente attraverso le interazioni con la madre e i fratelli. Durante questo periodo, il gattino apprende i codici di comunicazione specifici della specie felina. L’esposizione precoce ad altri individui della specie è generalmente sufficiente a garantire un’adeguata socializzazione. Una cucciolata numerosa e il mantenimento dei fratelli insieme fino all’ottava-decima settimana contribuiscono a garantire una socializzazione ottimale. Una socializzazione inadeguata alla propria specie può portare a problemi comportamentali, come paura o aggressività verso i conspecifici.

A differenza della socializzazione intraspecifica, quella interspecifica comporta il riconoscimento delle “specie amiche”. Questa fase è più complessa e richiede incontri in un ambiente favorevole e successivi richiami. I contatti devono essere positivi e ripetuti, in presenza di una madre tranquilla. Una socializzazione insufficiente con altre specie può portare a reazioni aggressive per paura o a comportamenti predatori.

Soglia di omeostasi sensoriale

L’omeostasi sensoriale si riferisce alla stabilità emotiva di un individuo di fronte alle variazioni del suo ambiente. Durante il periodo di sensibilità, il sistema nervoso conserva solo le connessioni stimolate. Le altre scompaiono per sempre. Pertanto, stimolare ogni senso è fondamentale. Questo aiuta il gattino a definire la sua soglia di omeostasi sensoriale. Questa soglia influenzerà il modo in cui reagisce agli stimoli dell’ambiente.

L’acquisizione di questo livello sensoriale richiede un’interazione attiva con l’ambiente. Gli studi hanno dimostrato che i gattini privati dell’interazione con l’ambiente, nonostante siano inseriti in un ambiente visivo normale, sviluppano deficit sensoriali. Il ruolo cruciale della madre in questo processo di apprendimento è innegabile. La madre fornisce un ambiente sicuro che permette al gattino di esplorare il suo mondo senza paura, regolando al contempo la sua attività motoria per un’esplorazione efficace.

Un’elevata soglia di omeostasi sensoriale garantisce il successo dell’adattamento all’ambiente futuro, prevenendo la comparsa di fobie o di aggressività per paura. È inoltre fondamentale garantire che l’ambiente di sviluppo del gattino sia adeguato al suo futuro ambiente di vita. Un ambiente non sufficientemente stimolante può causare difficoltà di adattamento a un ambiente più stimolante, mentre un ambiente troppo ricco di stimoli può portare a comportamenti ansiosi e aggressivi.

Acquisizione dell’autocontrollo

Ogni sequenza comportamentale è composta da tre fasi distinte. La fase appetitiva è innescata da uno stimolo e mira a modificare lo stimolo per innescare la fase successiva. La fase consumatoria, al centro della sequenza, permette all’animale di soddisfare il suo bisogno, tornando così a uno stato di equilibrio iniziale. Infine, la fase di stop pone fine al comportamento, agendo come “segnale di fine” acquisito durante la fase di socializzazione.

Alla nascita, il gattino non è in grado di muoversi autonomamente e si sposta strisciando. Il gattonamento inizia intorno alla seconda settimana di vita e alla terza settimana il gattino diventa abbastanza agile da poter giocare ed esplorare l’ambiente. Il gioco sociale inizia tra la terza e la quinta settimana, con una predominanza di “giochi di lotta” intorno alla dodicesima/quattordicesima settimana, che simulano combattimenti immaturi e insegnano il comportamento aggressivo. Il gioco individuale persiste fino all’età adulta, a differenza del gioco sociale.

Il gioco svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità motorie, del comportamento sociale e del comportamento predatorio. Sotto la supervisione materna, il gattino impara a moderare il proprio comportamento, a ritrarre gli artigli e a inibire i morsi, sviluppando così l’autocontrollo. Senza questa regolazione, il gattino può diventare impulsivo e manifestare un comportamento aggressivo. Nel caso di un gattino orfano, è essenziale che il proprietario eserciti questo controllo, altrimenti il gattino corre il rischio di sviluppare un deficit di autocontrollo o addirittura una sindrome di ipersensibilità-iperattività (HSHA), che richiede un intervento simile a quello della madre per correggere i comportamenti inappropriati.

Apprendimento

I gattini sviluppano le loro esperienze e i loro comportamenti interagendo con l’ambiente, la madre e i fratelli, attraverso vari tipi di apprendimento.

  • Apprendimento per associazione: ispirata al lavoro di Pavlov, questa classica forma di condizionamento mostra come il gatto associ due stimoli a uno stato e poi colleghi uno di questi stimoli a quello stato. Ad esempio, un gatto che prova paura o dolore in presenza di un particolare stimolo può associare questo disagio allo stimolo e successivamente manifestare aggressività per paura.
  • Apprendimento strumentale: la teoria di Skinner è alla base del condizionamento operante, che spiega come le conseguenze rafforzino il comportamento. Ad esempio, la “sindrome della tigre” può rafforzare positivamente l’aggressività. Ciò consente al gatto di sfuggire più rapidamente a uno stimolo sgradevole o di procurarsi del cibo.
  • Apprendimento per imitazione: questo tipo di apprendimento prevede la riproduzione del comportamento osservato. I gattini possono imparare imitando la madre o altri animali. Ad esempio, i gattini cresciuti con i cani possono adottare comportamenti canini, come sollevare la zampa per urinare. Allo stesso modo, i gattini che osservano la madre risolvere i problemi possono trovare più rapidamente soluzioni simili.

Questi meccanismi di apprendimento sono fondamentali per i gattini. Essi determinano i comportamenti futuri, tra cui la caccia precoce e l’addestramento alla toilette. La madre è un modello essenziale per i gattini. Tuttavia, i gattini cresciuti da una madre aggressiva tendono a essere più aggressivi. Ciò suggerisce che l’aggressività viene appresa per imitazione.

Nozioni di attaccamento e distacco

L’attaccamento al territorio e il distacco materno sono tappe fondamentali nello sviluppo comportamentale del gattino.

Inizialmente l’attaccamento è unilaterale, dalla madre ai gattini, poi diventa bilaterale non appena i gattini sono in grado di riconoscere la madre. Questo legame è essenziale per lo sviluppo cognitivo e sociale del gattino.

Il distacco materno, che segna la fine dello sviluppo comportamentale, consente a sua volta l’attaccamento al territorio. Questo processo può essere brusco, con la madre che scaccia i gattini, e spesso inizia già alla quarta settimana, quando inizia lo svezzamento del cibo, oppure più tardi e progressivamente, intorno alla dodicesima o quattordicesima settimana. Diversi fattori influenzano il momento del distacco, come la primiparità o la maturità della madre, un ritorno precoce al calore, una cucciolata numerosa o la presenza di gatti adulti ostili. Le femmine sono generalmente tollerate più a lungo dei maschi all’interno della cucciolata, mentre condizioni come lo svezzamento tardivo o un gattino solo ritardano il distacco.

Questi processi sono fondamentali per l’adattamento del gattino all’ambiente e influenzano la sua capacità di sviluppare legami duraturi con il territorio e gli altri congeneri.

Decifrare la comunicazione felina

La comunicazione nei gatti si basa sui quattro canali sensoriali abituali: acustico, visivo, olfattivo e tattile. Con una gamma di frequenze udibili da 20 a 100.000 Hertz, i gatti percepiscono un ampio spettro di suoni. Tuttavia, il repertorio vocale del gattino è inizialmente limitato e ci vogliono circa sei-otto mesi perché riesca a padroneggiare tutte le vocalizzazioni specifiche della sua specie.

I tipi di vocalizzazione comprendono le fusa, il miagolio (associato alla riproduzione), il richiamo (che esprime uno stato emotivo intenso), il ringhio, il sibilo (emissione continua di aria con la bocca aperta) e il rumore dei denti. Sebbene i gatti utilizzino queste vocalizzazioni per interagire tra loro, il loro significato rimane spesso misterioso, soprattutto nel caso delle fusa. I gatti possono fare le fusa in momenti piacevoli, come durante l’accarezzamento o l’allattamento. Tuttavia, le fusa possono verificarsi anche in situazioni di stress o di dolore.

Imitazioni e posture

Come cacciatori, i gatti hanno un senso visivo ben sviluppato, sensibile ai contrasti e ai movimenti. La sua percezione visiva rimane efficace anche in condizioni di scarsa illuminazione, consentendogli di vedere con la stessa chiarezza di un essere umano con una luce fino a sei volte inferiore. In assenza di luce, i gatti si guidano principalmente con il tatto, utilizzando in particolare le vibrisse.

I gatti hanno un ricco repertorio di gesti, tra cui la mimica facciale e le posture del corpo. I movimenti delle orecchie e le variazioni del diametro della pupilla sono importanti indicatori dello stato emotivo del gatto. Riconoscere questi sottili segnali è essenziale per comprendere le loro emozioni e anticipare il comportamento aggressivo.

I giochi, essenziali durante il periodo di socializzazione, aiutano i gatti ad apprendere le posture e i rituali di comunicazione. Questi giochi sociali iniziano intorno alla terza o quinta settimana e durano fino alla dodicesima o quattordicesima settimana, e comprendono varie posture come pancia in su, in piedi, passo laterale, pedinamento, sollevamento e scontro. Il gioco individuale, invece, inizia intorno alla settima settimana e persiste fino all’età adulta, essendo dominato dal comportamento predatorio.

In situazioni di attacco e di difesa, le posture del gatto variano. In posizione di attacco, il gatto ha la schiena arcuata, gli arti tesi, la coda rigida e può emettere vocalizzi come il “feulement”. Nella posizione di difesa, il gatto è accovacciato o sdraiato, con le orecchie premute sui fianchi e gli occhi in miosi o midriasi. Alcune posture possono anche essere miste, combinando elementi offensivi e difensivi. Queste posture aggressive servono come base per descrivere il comportamento aggressivo del gatto in diverse situazioni.

Feromoni e marcature

I gatti hanno 67 milioni di cellule olfattive che coprono 20 cm². Le loro capacità olfattive superano quelle dell’uomo, anche se sono ancora inferiori a quelle del cane. Utilizzano l’olfatto per comunicare, in particolare attraverso i feromoni. L’organo vomeronasale svolge un ruolo centrale in questo processo. Situato nella cavità nasale, contiene cellule nervose e ciliate. Si collega al bulbo olfattivo accessorio e al sistema limbico, ma non alla corteccia. Di conseguenza, la sua percezione è meno precisa di quella del sistema olfattivo principale.

I feromoni, sostanze volatili emesse da un individuo e percepite da un altro della stessa specie, inducono reazioni specifiche. Vengono rilevati solo dall’organo vomeronasale, grazie al comportamento del flehmen che trasporta l’aria verso questo organo. I feromoni vengono trasportati attraverso uno strato di muco per raggiungere i recettori, grazie a proteine leganti.

La produzione di feromoni coinvolge diverse ghiandole del corpo, come le ghiandole jugali, periorali, podali e il complesso perianale. Ogni ghiandola contribuisce alla comunicazione chimica. I gatti marcano il loro territorio e le loro situazioni con metodi specifici: marcatura facciale, marcatura urinaria, graffio e marcatura di allarme. I feromoni facciali (F2, F3, F4) svolgono un ruolo fondamentale nella marcatura facciale, influenzando le interazioni sociali e gli stati emotivi dei gatti.

Nozione di territorio

Il gatto, animale territoriale, struttura il suo spazio in zone specifiche, contrassegnate da segni visivi (come macchie di urina e graffi) e/o olfattivi (feromoni), ciascuno con una funzione specifica.

  • Campi di attività: queste zone comprendono tutte le attività del gatto, tra cui il gioco, la predazione e l’interazione sociale, che possono essere condivise da più gatti. All’esterno, queste aree sono spesso delimitate dalla marcatura dell’urina, una pratica meno comune per i gatti di casa.
  • Campo di isolamento: area dedicata al riposo e al rifugio, generalmente situata in alto e fuori mano, contrassegnata da graffi per indicare uno spazio non condiviso. Un gatto può avere diversi campi di questo tipo.
  • Campo di eliminazione: campo personale per l’eliminazione, situato in un’area tranquilla e contrassegnato da graffi, con un pavimento morbido per incoraggiare questa attività.
  • Campo di aggressione: definisce lo spazio che provoca l’aggressività del gatto se viene penetrato da un intruso; le sue dimensioni variano a seconda dellostato emotivo del gatto. Questo campo non è contrassegnato in modo specifico, in quanto riflette la natura variabile delle reazioni difensive del gatto.

La comprensione di queste zone permette di prevenire i comportamenti aggressivi, rispettando lospazio personale del gatto e le aree condivise, evitando la sovrappopolazione in spazi ristretti per limitare l’aggressività intraspecifica.

Predazione

La predazione è un comportamento normale nel repertorio del gatto, distinto dalle reazioni aggressive in termini di stimoli, posture, meccanismi di integrazione e neurotrasmettitori coinvolti. Tuttavia, può diventare problematico quando si rivolge a una preda inappropriata, come un bambino o un altro animale domestico. Questo comportamento può essere suddiviso in tre fasi principali.

  • Fase appetitiva: la sola vista o il suono di una preda può attivare un comportamento predatorio, indipendentemente dalla fame. A seconda della vicinanza della preda, il gatto adotta una postura di avvicinamento – muovendosi con cautela verso il bersaglio prima di fermarsi – o di inseguimento, in cui rimane accucciato e pronto a balzare, mantenendo il corpo vicino al suolo.
  • Fase di consumo: il gatto balza in avanti, afferra la preda con gli artigli e la morde con un morso tranquillo e non emotivo, in contrasto con i morsi emotivi del comportamento aggressivo.
  • Fase di arresto: dopo aver catturato la preda, il gatto può mangiarla o, più spesso, lasciarla morta. Questo comportamento dimostra che il gatto caccia per cacciare, non necessariamente per nutrirsi.

Rapporto con il cibo

I gatti sono mangiatori naturali e consumano dieci o venti piccoli pasti al giorno, con un consumo di dieci o venti grammi per pasto. Due pasti al giorno non sono sufficienti a soddisfare le esigenze naturali del gatto. È quindi preferibile l’alimentazione self-service. Tuttavia, questo metodo è adatto a un gatto attivo che non è stato sterilizzato, purché il suo peso sia monitorato regolarmente. Per un gatto sterilizzato o che vive in casa, questo approccio aumenta il rischio di sovrappeso ed è quindi sconsigliato.

Dopo la sterilizzazione, il fabbisogno energetico del gatto diminuisce dicirca il 20%. Può perdere la capacità di regolare naturalmente lassunzione di cibo. È fondamentale offrire una quantità di cibo controllata, adeguata al fabbisogno energetico dell’animale, ma lasciando libero accesso per rispettare il suo ritmo alimentare naturale.

I diversi tipi di disturbo aggressivo

I disturbi comportamentali dei felini domestici, in particolare l’aggressività, rappresentano un problema significativo sia per gli animali che per i loro proprietari. L’aggressività nei gatti può assumere diverse forme. Può essere scatenata da una moltitudine di fattori ambientali, fisiologici e psicologici.

Comportamento predatorio

Il comportamento predatorio è naturale nei gatti. Non è un disturbo aggressivo. Tuttavia, senza una buona socializzazione interspecifica, può diventare problematico. Il gatto potrebbe attaccare altri animali domestici. Potrebbe anche attaccare esseri umani non riconosciuti. Tra questi vi sono neonati, bambini a quattro zampe e anziani con bastoni. Di fronte a questa situazione, l’intervento è necessario nonostante le scarse prospettive di recupero. Solo un’ampia socializzazione interspecifica può prevenire questi comportamenti. Va notato che alcuni disturbi aggressivi legati alla predazione si verificano in situazioni di stress o durante la sindrome della tigre, ma non saranno descritti in dettaglio in questa sede per evitare qualsiasi confusione con il normale comportamento predatorio. Il gatto domestico rimane un predatore innato, che a volte può rivelarsi problematico per il suo proprietario.

Aggressività legata al gioco

L’aggressività legata all’ansia in un ambiente confinato e quella associata a un comportamento di gioco inappropriato si manifestano in modo diverso, ma hanno radici comuni legate allo stress e a una cattiva educazione.

L’ansia da ambiente confinato è definita da un’aggressività intermittente, prevalentemente crepuscolare, rivolta alle estremità del proprietario. Questa condizione emerge in ambienti poco stimolanti, dove la mancanza di attività porta il gatto a dirigere la noia e l’istinto di caccia verso i proprietari. I gatti privi di accesso all’esterno o di stimoli adeguati sono particolarmente a rischio. Sostituire la caccia naturale con giochi adattati può ridurre questa ansia.

L’aggressività durante il gioco è il risultato di un addestramento inadeguato, in cui il gatto non controlla la sua forza, artigliando e mordendo eccessivamente. Questo fenomeno si osserva spesso nei gattini privi di una figura adulta regolatrice, cresciuti in modo troppo permissivo dai loro proprietari. Questa forma di aggressività può aggravarsi nella sindrome HSHA, caratterizzata dalla perdita di controllo su tutti i comportamenti, rendendo la prognosi piuttosto infausta.

Disturbo territoriale

L’aggressività territoriale e l’ansia da convivenza sono due forme di comportamento nei gatti che richiedono una chiara distinzione per una migliore comprensione.

L’aggressione territoriale è provocata dall’intrusione non autorizzata di un “intruso” nel territorio del gatto, con una prevalenza di maschi che difendono un territorio più ampio rispetto alle femmine. Questa aggressione può essere scatenata anche da cambiamenti nell’ambiente domestico, come l’arrivo di una nuova persona o di un nuovo animale. La sequenza comportamentale comprende posture offensive e difensive, che sfociano in un attacco se l’intruso non si ritira, e terminano con un allontanamento dal territorio.

L’ansia da convivenza è innescata da dispute territoriali tra gatti. Questo accade spesso quando arriva un nuovo gatto o se la gerarchia cambia. Le liti scoppiano, il che è normale. Ma se il proprietario si comporta male, la situazione può peggiorare. Il suo intervento può bloccare la creazione di nuove regole territoriali, aumentando così l’ansia dei gatti. Sono state identificate tre fasi, che vanno dall’allontanamento all’obnubilamento, con conseguenze crescenti per il benessere dei gatti.

Aggressione attraverso l’irritazione

Verranno esaminate tre forme diaggressività dovute all’irritazione: l’aggressività dovuta al dolore, l’aggressività dovuta all’intolleranza al contatto o alla sindrome del gatto che morde e l’aggressività dovuta alla fame o alla “sindrome della tigre”.

Per quanto riguarda l’aggressività legata al dolore, è logico che un gatto sofferente sia meno tollerante e potenzialmente aggressivo. La sostanza P e le interleuchine collegano dolore e aggressività a livello neurofisiologico. Il trattamento del dolore è fondamentale. Una gestione dolorosa può danneggiare il rapporto gatto-proprietario. Il gatto scopre che l’aggressività evita il contatto. Se l’aggressione gli permette di fuggire, il suo comportamento aggressivo si intensifica. Questo porta a un’aggressività strumentalizzata. Il morso diventa l’unica reazione, senza alcun segnale preventivo.

Sindrome da morso e accarezzamento

L’aggressività da intolleranza al contatto, nota anche come sindrome “da morso”, descrive un’aggressività irritante quando il gatto viene accarezzato. Inizialmente, il gatto sembra apprezzare le carezze, ma improvvisamente può mordere o graffiare. Esistono diverse ipotesi per spiegare questo comportamento, tra cui una soglia di tolleranza alla stimolazione tattile che è stata superata, una reazione di spavento al risveglio o un segnale per interrompere un contatto che è diventato indesiderato. Spesso il proprietario non riesce a percepire i discreti segnali d’allarme dell’aggressività, come lievi movimenti della coda o un cambiamento nell’espressione degli occhi. Se il contatto continua nonostante questi avvertimenti, l’animale passa all’attacco. L’aggressione serve a liberare il gatto dal contatto, rafforzando il comportamento aggressivo come mezzo di fuga. Questa sindrome illustra l’importanza di riconoscere e rispettare i limiti di comfort del gatto durante le interazioni fisiche.

Sindrome della tigre

L’aggressività legata alla fame, nota anche come “sindrome della tigre”, è caratterizzata da un’aggressività predatoria durante le ore del crepuscolo e da un’aggressività dovuta all’irritazione durante la preparazione dei pasti. Questa sindrome deriva da un ritmo di distribuzione del cibo che non si adatta alla natura mordicchiatrice del gatto, che preferisce mangiare spesso piccole quantità piuttosto che accontentarsi di due pasti abbondanti. Di conseguenza, i gatti impazienti e affamati possono diventare aggressivi nei confronti dei proprietari quando vengono nutriti. L’aggressività è simile a quella causata dall’ansia in un ambiente confinato. Le reazioni sono di irritazione e di eccitazione durante la preparazione del pasto. La prognosi è buona. Un sistema di alimentazione self-service ben gestito spesso risolve questi problemi.

Aggressività legata alla paura

L’aggressività legata alla paura si manifesta con reazioni violente nei gatti quando si trovano in una situazione percepita come minacciosa, senza possibilità di fuga. I gatti con una storia di fobie, sindrome da privazione oansia sono più suscettibili a questo tipo di aggressione. Tuttavia, anche un gatto ben socializzato può reagire in modo aggressivo per paura a un evento avverso.

Durante la fase di minaccia, il gatto mostra segni neurovegetativi come salivazione, midriasi e vocalizzi, adottando una postura difensiva caratterizzata da una posizione di decubito laterale e orecchie all’indietro. Se lo stress persiste, l’attacco che ne deriva è violento e incontrollato e spesso provoca ferite profonde. Dopo l’attacco, il gatto cerca di ritirarsi.

La prognosi è diversa. È buona per un gatto ben socializzato che reagisce a uno stimolo specifico. Per i gatti con gravi problemi comportamentali, la prognosi è riservata. Un’evoluzione preoccupante potrebbe essere la paura che si estende a vari stimoli difficili da riconoscere. Oppure l’aggressività che diventa un mezzo di fuga.

Aggressività reindirizzata

L’aggressione reindirizzata si verifica quando il gatto attacca un bersaglio per sostituzione. Ciò accade quando lo stimolo reale, visivo, uditivo o olfattivo, è inaccessibile. Ad esempio, un gatto che non può raggiungere un altro animale dietro un vetro attaccherà un bersaglio vicino, come il suo proprietario. Questo tipo di aggressione, comune nei maschi adulti, comprende conflitti territoriali o legati alla paura tra maschi.

I proprietari possono trovare sconcertante un’aggressione improvvisa, soprattutto perché può passare molto tempo tra lo stimolo iniziale e l’attacco. È fondamentale riconoscere i primi segni di agitazione e ipervigilanza per evitare di iniziare un contatto rischioso. Dopo un attacco, o in assenza di un bersaglio, il gatto può calmarsi e riprendere le normali attività, segnalando che il contatto sicuro è di nuovo possibile.

Stato ormonale

L’aggressività legata allo stato ormonale comprende due manifestazioni principali: l’aggressività tra maschi e l’aggressività materna.

L’aggressione tra maschi si verifica spesso in presenza di una femmina in estro, con comportamenti che vanno dall’intimidazione alla lotta vera e propria. I maschi assumono posture aggressive specifiche, si guardano l’un l’altro e vocalizzano intensamente, il che può evolvere in uno scontro diretto se nessuno dei due si tira indietro.

L’aggressività materna è caratterizzata dalle reazioni difensive delle gatte madri volte a proteggere la loro cucciolata da eventuali pericoli. A differenza dei maschi, che possono attaccare i gattini, le femmine sono principalmente minacciose, adottando una postura “difensiva-offensiva”. Questo comportamento è direttamente legato allo stato ormonale della femmina in allattamento e in genere scompare con lo svezzamento dei gattini.

Distimia

L’aggressività e la distimia nei gatti si traducono in disturbi dell’umore. Si alternano fasi “iper” di iperattività e irritabilità e fasi “ipo ” di depressione. Diversi fattori possono causare la distimia. Tra questi, squilibri ormonali, disturbi dello sviluppo, problemi emotivi e danni cerebrali. La razza abissina sembra essere più predisposta a questi disturbi. La patogenesi suggerisce un’ipereccitabilità dei nuclei del sistema limbico.

Clinicamente, la distimia si manifesta in due forme: unipolare, con alternanza di iperattività e normalità senza fase depressiva, e bipolare, con cicli di iperattività e depressione. Le fasi “iper” sono caratterizzate da intensa agitazione, impulsività e maggiore aggressività, mentre le fasi “ipo ” riflettono sintomi depressivi. L’inizio degli attacchi può essere segnalato da uno “sguardo folle”, caratterizzato da un’intensa midriasi.

Aggressività strumentalizzata

L’aggressione strumentale descrive una situazione in cui il gatto usa l’aggressività per sfuggire a una costrizione o a una situazione spiacevole. Ogni successo rafforza il comportamento aggressivo. Questo fenomeno non è legato a nessuna razza, sesso o età specifica.

La sequenza comportamentale tipica dell’aggressione è suddivisa in tre fasi: “appetitiva” (minaccia), “consumativa” (graffi e morsi) e “acquietamento” (fine dell’attacco). Quando uno stimolo avverso viene regolarmente neutralizzato dall’aggressione, il gatto associa quest’ultima alla cessazione del disagio. In questo modo, l’evitamento dello stimolo diventa un rinforzo, consolidando l’apprendimento attraverso il condizionamento operante.

Gradualmente, la fase di acquietamento si accorcia fino a scomparire, eliminando il “segnale di stop”. L’assenza di questa fase permette agli attacchi di continuare. Successivamente, anche la fase “appetitiva ” diminuisce, lasciando il morso come unica reazione. Alla fine, la sequenza comportamentale viene completamente alterata, senza alcuna regolazione, e il comportamento diventa “rigido”.

Altri tipi

La risposta comportamentale di un gatto è influenzata dal suo patrimonio genetico, dal suo ambiente e dalle sue esperienze. Sebbene alcune razze, come il siamese, il birmano e l’abissino, abbiano specifiche predisposizioni comportamentali, è fondamentale considerare che l’ambiente, le cure e l’interazione con l’uomo modulano questi tratti. Solo il 10% dei gatti ha un pedigree, per cui la grande maggioranza dei gatti europei non ha una classificazione razziale precisa. Tuttavia, gli studi sulle colonie di gatti europei rivelano tre principali temperamenti: sospettoso, socievole ed equilibrato, identificabili fin dalle prime settimane di vita.

Inoltre, l’aggressività idiopatica è definita come una forma di aggressività senza una causa identificabile, dopo aver escluso altri fattori. Si tratta di una diagnosi di esclusione, oggetto di dibattito tra gli esperti. Alcuni casi di aggressività, come la paura o l’aggressività rediretta, possono rendere difficile l’identificazione dello stimolo scatenante, rendendo la diagnosi lunga e difficile. Prima di concludere che l’aggressività è idiopatica, è necessario un esame clinico e comportamentale approfondito, che sottolinea l’importanza di una valutazione rigorosa e ripetuta.

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