Infezione da Streptococcus suis: una zoonosi invasiva

Le zoonosi, ovvero le malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo, sono un importante problema di salute pubblica. Particolarmente preoccupante è lo Streptococcus suis, un batterio che si trova principalmente nei suini. Questo articolo analizza in modo approfondito questo batterio, le modalità di trasmissione, i sintomi che provoca negli animali e nell’uomo e i mezzi di diagnosi, trattamento e prevenzione disponibili.

Quale agente infettivo è responsabile?

Lo Streptococcus suis è un batterio coccoide Gram-positivo appartenente al genere Streptococcus. Questo batterio è aerotollerante e incapsulato, il che gli conferisce una relativa resistenza nell’ambiente. Attualmente esistono 35 sierotipi, anche se alcuni sono stati riclassificati come altre specie. Il sierotipo 2 è il più diffuso e il più patogeno per i suini e gli esseri umani.

Questo batterio presenta caratteristiche morfologiche e biologiche distinte. S. suis è un cocco Gram-positivo, il che significa che appare viola quando viene colorato con la colorazione di Gram, a causa della struttura della sua parete cellulare. Si presenta in catene o coppie. La sua capacità di sopravvivere in condizioni di anaerobiosi facoltativa gli consente di colonizzare una varietà di ambienti, compresi i tessuti animali e le superfici ambientali contaminate.

La S. suis si trova principalmente nei suini e nei cinghiali, ma può persistere anche in ambienti contaminati, soprattutto a basse temperature. Sensibile a molti disinfettanti come l’ipoclorito di sodio e l’etanolo, questo batterio viene inattivato dal calore umido e secco. Questa capacità di sopravvivere nell’ambiente, unita alla sua sensibilità ai disinfettanti, guida le pratiche di biosicurezza negli allevamenti di suini e nelle strutture di lavorazione della carne.

I fattori di virulenza di S. suis non sono ancora ben conosciuti. La capsula batterica è essenziale per la virulenza, in quanto protegge i batteri dalla fagocitosi da parte del sistema immunitario dell’ospite. Tuttavia, anche altre strutture, come le proteine extracellulari e le emolisine, svolgono un ruolo cruciale. Proteine come la proteina rilasciata dalla muramidasi (MRP), il fattore extracellulare (EF) e la suilisina (un’emolisina) sono associate alla virulenza nei ceppi europei e asiatici, ma non necessariamente in quelli nordamericani.

Come si manifesta questa malattia negli animali?

La malattia causata dallo Streptococcus suis colpisce principalmente i suini e i cinghiali. I batteri spesso colonizzano le vie respiratorie dei suini senza causare alcun sintomo. La trasmissione avviene principalmente attraverso le secrezioni nasofaringee dei suini infetti, ma può avvenire anche attraverso l’ambiente contaminato da feci o polvere.

I suini si infettano appena nati, spesso attraverso il contatto con le secrezioni nasofaringee della madre o attraverso l’ambiente contaminato. I suinetti nati da madri infette si infettano rapidamente dopo la nascita. Il batterio persiste nell’ambiente dell’allevamento, soprattutto in presenza di fattori che favoriscono la sopravvivenza del batterio, come le basse temperature.

Lo stress, il sovraffollamento, il trasporto e le cattive condizioni di allevamento favoriscono la comparsa dei sintomi nei suini. Le infezioni da S. suis sono particolarmente comuni negli allevamenti ad alta densità. I sintomi includono polmonite, meningite ed endocardite, soprattutto nei suini di età compresa tra 3 e 14 settimane. Fattori come lo stress, gli sbalzi di temperatura e la scarsa ventilazione possono esacerbare la comparsa dei segni clinici.

Le forme cliniche dell’infezione variano a seconda del ceppo batterico e dell’allevamento. Le infezioni acute spesso si manifestano con segni di meningite come incoordinazione, paralisi, tremori e convulsioni, che spesso portano alla morte. Altre condizioni comuni sono l’artrite e l’endocardite. L’artrite si manifesta con articolazioni gonfie e dolorose e colpisce soprattutto i suinetti giovani. L’endocardite è più comune nei suini da ingrasso e può portare all’insufficienza cardiaca.

Alcuni studi hanno dimostrato che S. suis può anche causare polmonite interstiziale e fibrinosa nei suinetti. Questa forma di polmonite viene spesso osservata in contesti di infezione sperimentale e può essere utilizzata per modellare la patogenesi dell’infezione da S. suis. I sintomi respiratori, sebbene meno comuni di quelli neurologici e articolari, possono includere tosse, dispnea e distress respiratorio.

Come si trasmette?

Lo Streptococcus suis si trasmette principalmente attraverso la pelle, spesso per inoculazione accidentale (puntura, taglio) o imbrattamento di lesioni cutanee. Non sono escluse le vie respiratorie e digestive. La trasmissione all’uomo è rara e si verifica principalmente tra le persone a diretto contatto con i suini o la loro carne, come gli allevatori, i veterinari e i lavoratori dei macelli.

La malattia è molto rara in tutto il mondo, anche in Francia, con limitati focolai recenti in Cina. Le persone a rischio sono quelle che lavorano a contatto con i suini o le loro carni, in particolare allevatori, veterinari, addetti ai macelli e macellai. Anche i guardiacaccia che si occupano di cinghiali sono a rischio.

La malattia si trasmette all’uomo attraverso la contaminazione di ferite cutanee o mucose con sangue o secrezioni di suini infetti. Nel Sud-Est asiatico, il consumo di carne o sangue di maiale crudo è una via di trasmissione comune. La malattia è spesso sotto-diagnosticata e sotto-riportata in molti Paesi, rendendo la sua prevalenza difficile da stimare con precisione.

Sul posto di lavoro, colpisce soprattutto i lavoratori che entrano in contatto diretto con suini infetti o con la loro carne (allevatori, veterinari, macellai, ecc.). I suini sintomatici presentano un rischio maggiore di trasmissione.

In Europa, la S. suis si trasmette principalmente per esposizione percutanea a fluidi biologici, per inoculazione accidentale o per imbrattamento di lesioni cutanee durante il contatto diretto con suini o carni suine infette. Le ferite non protette hanno maggiori probabilità di portare all’infezione. La via di ingresso è talvolta impercettibile.

Restano possibili alcuni casi di infezione attraverso il tratto respiratorio o digestivo, anche se non sono stati confermati ufficialmente. In Asia, la trasmissione è più comune attraverso il consumo di carne di maiale cruda o poco cotta.

Finora non sono stati descritti casi di trasmissione da uomo a uomo.

Quali sono i sintomi di questa infezione nell’uomo?

Il periodo di incubazione dell’infezione da Streptococcus suis nell’uomo dura generalmente pochi giorni. La manifestazione più comune è la meningite, spesso accompagnata da sequele come la sordità. Altre possibili complicazioni sono l’artrite, la setticemia e l’endocardite, che talvolta può essere fatale.

La manipolazione della carne di maiale provoca talvolta lesioni cutanee in alcune persone. Il sierotipo 2 è la causa principale dei casi umani, sebbene possano essere coinvolti anche altri sierotipi. La meningite causata da S. suis può portare alla perdita dell’equilibrio e alla sordità, a causa di danni all’ottavo nervo cranico.

I sintomi comuni includono febbre, brividi e artralgie. Altre forme cliniche comprendono sepsi, artrite, spondilodiscite ed endocardite. Lo shock tossico-infettivo e la porpora fulminante sono complicazioni gravi ma rare. Il tasso di mortalità varia tra il 7% e il 13%, raggiungendo talvolta oltre il 20% nel Sud-Est asiatico.

I segni della meningite comprendono cefalea, torcicollo e fotofobia. I segni della setticemia comprendono petecchie, ipotensione e tachicardia. L’artrite può causare dolori articolari e riduzione della mobilità. La diagnosi precoce e il trattamento adeguato sono fondamentali per ridurre al minimo le complicazioni e la mortalità.

Come viene diagnosticata?

La diagnosi di infezione da Streptococcus suis si basa su una serie di procedure rigorose volte a isolare e identificare i batteri responsabili dell’infezione. Queste procedure comprendono campioni biologici e test di laboratorio specializzati.

I campioni biologici sono essenziali per confermare la presenza di S. suis. I campioni comunemente utilizzati includono:

  • Emocolture: i campioni di sangue vengono prelevati per individuare il batterio nei casi di setticemia.
  • Liquido cerebrospinale (CSF): utilizzato principalmente per diagnosticare la meningite, questo campione viene prelevato mediante puntura lombare.
  • Fluido articolare: in caso di artrite, si preleva un campione di liquido sinoviale per verificare la presenza di midollo osseo.

I campioni vengono messi in coltura su terreni appropriati per isolare S. suis. Le colonie batteriche vengono poi identificate in base alle loro caratteristiche morfologiche e biochimiche. La sierotipizzazione capsulare determina il sierotipo specifico del batterio, un aspetto cruciale per comprendere l’epidemiologia dell’infezione. Questa fase viene generalmente svolta da laboratori specializzati, come i centri di riferimento nazionali (CNR) e i laboratori veterinari.

I test di reazione a catena della polimerasi (PCR) offrono un metodo rapido e accurato per rilevare la presenza di S. suis nei campioni clinici. La PCR consente l’amplificazione specifica di segmenti di DNA batterico, facilitando l’identificazione rapida e affidabile del batterio.

Anche i segni clinici dell’infezione, come meningite, setticemia e artrite, svolgono un ruolo fondamentale nella diagnosi. I medici devono prestare attenzione ai sintomi caratteristici per guidare il campionamento e gli esami diagnostici appropriati.

La diagnosi di infezione da S. suis si basa su una combinazione di campionamento biologico, coltura, test PCR e valutazione dei segni clinici. Un’identificazione rapida e accurata è fondamentale per iniziare un trattamento adeguato.

Qual è il trattamento appropriato?

Il trattamento principale per l’infezione da Streptococcus suis è l’uso di antibiotici, in combinazione con altre misure terapeutiche per gestire i sintomi e le complicanze.

Gli antibiotici beta-lattamici, in particolare la penicillina e il ceftriaxone, sono gli antibiotici di prima linea utilizzati contro lo S. suis. Questi antibiotici sono generalmente efficaci contro la maggior parte dei ceppi del batterio. La vancomicina è un’importante alternativa, soprattutto in caso di resistenza o allergia agli antibiotici beta-lattamici. L’efficacia di questi antibiotici è dovuta alla loro capacità di inibire la sintesi della parete cellulare batterica. Questo porta alla lisi e alla morte delle cellule batteriche.

La resistenza alle tetracicline e ai macrolidi è spesso osservata nei ceppi di S. suis. La suscettibilità al cloramfenicolo, agli aminoglicosidi e ai fluorochinoloni varia e richiede test di suscettibilità antibiotica in ogni caso per determinare il trattamento più appropriato.

L’uso dei corticosteroidi nel trattamento della meningite da S. suis è talvolta discusso. I corticosteroidi riducono l’infiammazione, limitando così il rischio di complicazioni neurologiche come la sordità. Tuttavia, i medici devono valutare attentamente il loro uso caso per caso.

I medici somministrano il trattamento antibiotico in dosi elevate per un periodo prolungato. Questo assicura la completa eradicazione dell’infezione e previene le sequele. Spesso i pazienti devono ricevere antibiotici per via endovenosa all’inizio del trattamento, soprattutto in caso di meningite o setticemia, seguiti da antibiotici per via orale quando le condizioni cliniche migliorano.

Le persone con un rischio maggiore di sviluppare una forma grave della malattia, come quelle affette da diabete, cirrosi epatica o sottoposte a trattamento immunosoppressivo, richiedono un’attenzione particolare. Questi pazienti devono essere monitorati attentamente per individuare eventuali segni di complicazioni e il trattamento deve essere adattato di conseguenza.

Quali sono le misure preventive disponibili?

La prevenzione dell’infezione da Streptococcus suis si basa su una combinazione di misure igieniche rigorose, pratiche di gestione appropriate negli allevamenti di suini e precauzioni individuali per coloro che entrano in contatto con i suini o la loro carne.

Il mantenimento di condizioni di allevamento ottimali è fondamentale per ridurre lo stress degli animali, poiché lo stress favorisce la comparsa dei sintomi. Le seguenti pratiche sono essenziali:

  • Pulizia e disinfezione regolare dei locali e delle attrezzature. Utilizzare disinfettanti efficaci come l’ipoclorito di sodio o l’etanolo.
  • Gestione dei rifiuti: stoccaggio adeguato dei rifiuti e delle carcasse degli animali per evitare la contaminazione ambientale.
  • Controllo della densità degli animali: evitare il sovraffollamento per ridurre lo stress e la diffusione del batterio.

I lavoratori a contatto con i suini devono seguire rigorose pratiche di sicurezza:

  • Abbigliamento da lavoro adeguato: indossare indumenti protettivi, compresi guanti, stivali e maschere, per evitare il contatto diretto con gli animali o le loro secrezioni.
  • Igiene personale: lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo aver manipolato i suini o la loro carne. Le ferite devono essere pulite, disinfettate e protette con una medicazione impermeabile.
  • Formazione e informazione

Quando viene individuata una malattia in un allevamento, devono essere attuate misure di controllo rigorose:

  • Rafforzamento dell’igiene: pulire e disinfettare più frequentemente i locali e le attrezzature.
  • Indossare guanti e indumenti protettivi: quando si maneggiano animali malati, le loro feci o i loro cadaveri.
  • Isolare gli animali infetti: limitare l’accesso agli animali malati per prevenire la trasmissione.
  • Trattamento appropriato: somministrare antibiotici e seguire i protocolli di trattamento veterinario per ridurre la carica batterica.

Alcuni dati epidemiologici…

Lo Streptococcus suis è presente in tutto il mondo, soprattutto nelle aree ad alta densità di suini. I sierotipi da 1 a 9 rappresentano oltre il 70% degli isolati recuperati da suini malati.

In Thailandia, le infezioni da Streptococcus suis sono aumentate del 67% nel 2021 rispetto all’anno precedente. Hanno raggiunto 576 casi e causato 24 decessi. Le epidemie sono spesso innescate dal consumo di piatti locali a base di carne di maiale cruda e dal contatto con suini senza adeguate protezioni. In Europa, i casi si verificano più sporadicamente. Inoltre, sono spesso legati all’esposizione professionale, ad esempio dei lavoratori dei macelli o degli allevatori di suini.

Le relazioni mondiali descrivono più di 1.600 casi di infezione umana da S. suis . Tuttavia, l’incidenza reale è probabilmente più alta a causa della sotto-segnalazione. In Cina e nel Sud-Est asiatico, oltre il 90% dei casi è dovuto principalmente al consumo di carne suina cruda o poco cotta. In Europa, i casi sono più sporadici. Sono spesso attribuiti all’esposizione professionale o ricreativa, come la caccia al cinghiale.

Le epidemie di infezione da S. suis si accompagnano spesso a coinfezioni con il virus della sindrome riproduttiva e respiratoria dei suini (PRRSV) e, più raramente, con il virus dell’influenza suina.

I sierotipi da 1 a 9 includono il sierotipo 1/2, che condivide gli antigeni con i sierotipi 1 e 2. Rappresentano oltre il 70% degli isolati batterici recuperati da suini malati. Il sierotipo 2 è, in generale, il più diffuso in Europa e in Asia; è invece meno importante in Nord America, dove è il secondo sierotipo più diffuso, dopo il sierotipo 1/2. Il sierotipo 9 è quello più frequentemente isolato in alcuni Paesi europei, come Spagna, Germania e Paesi Bassi.

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