Il parto è un processo fisiologico che inizia con diversi segni premonitori. Tra questi, le contrazioni uterine diventano più frequenti e dolorose, indicando l’inizio del travaglio. Queste contrazioni, a differenza delle contrazioni di Braxton-Hicks, sono regolari e si intensificano nel tempo. La perdita del tappo mucoso, una secrezione viscosa a volte striata di sangue, può essere un altro segnale che il parto è imminente. Un altro indicatore chiave è la rottura del sacco amniotico, che comporta la perdita di liquido amniotico. Se ciò accade, è fondamentale recarsi subito in ospedale per ridurre il rischio di infezioni materno-fetali.
Il parto si svolge in tre fasi successive. La prima, detta fase latente, corrisponde alla dilatazione progressiva della cervice fino a 3-4 cm. Questa fase può durare diverse ore, specialmente nelle primipare. Segue poi la fase attiva, in cui la dilatazione accelera grazie a contrazioni più intense e ravvicinate. Raggiunti i 10 cm di dilatazione, inizia la fase espulsiva: la madre avverte un forte bisogno di spingere, guidata dall’ostetrica o dal ginecologo. Questa fase dura generalmente tra i 20 e i 60 minuti. Infine, la fase del secondamento riguarda l’espulsione della placenta, un processo essenziale per prevenire l’emorragia post-partum.
Dopo il parto, il corpo attraversa una fase di recupero intenso, che richiede cure specifiche. Le lochiazioni, perdite ematiche postnatali, possono durare diverse settimane e devono essere monitorate per individuare eventuali segni di infezione uterina. La montata lattea avviene generalmente tra il secondo e il quarto giorno post-partum e può essere accompagnata da dolore al seno a causa dell’ingorgo mammario. La riabilitazione del pavimento pelvico, spesso consigliata sei settimane dopo il parto, è fondamentale per prevenire l’incontinenza urinaria e rinforzare la muscolatura pelvica.
I segnali premonitori del parto includono contrazioni regolari, più lunghe e dolorose rispetto a quelle di Braxton-Hicks, modifiche della cervice uterina, rottura delle membrane e una maggiore pressione pelvica. Se le contrazioni si presentano ogni 5 minuti per un’ora, è il momento di andare in ospedale.
Un primo parto dura in media tra 10 e 20 ore, mentre i successivi possono essere più rapidi (6-12 ore). La fase più lunga è la dilatazione, mentre la fase espulsiva dura generalmente meno di un’ora.
L’epidurale è un’anestesia loco-regionale che riduce significativamente il dolore del travaglio. I suoi vantaggi includono maggiore comfort per la madre, riduzione dello stress e la possibilità di partecipare attivamente alla nascita. Tuttavia, può allungare la durata del travaglio, aumentare il rischio di ipotensione e richiede un monitoraggio medico continuo.
Sì, molte donne scelgono un parto naturale senza epidurale. Esistono alternative per la gestione del dolore, come ipnosi, tecniche di respirazione, bagni caldi e agopuntura. Alcuni ospedali offrono stanze per il parto fisiologico, dotate di palloni da parto e vasche, per favorire una nascita più naturale.
Il parto cesareo, sebbene sicuro, rimane un intervento chirurgico con alcuni rischi: infezioni, emorragie, aderenze cicatriziali e un tempo di recupero più lungo rispetto al parto vaginale. È indicato nei casi di sofferenza fetale, posizione anomala del bambino o disproporzione feto-pelvica.
La riabilitazione del pavimento pelvico, che spesso inizia sei settimane dopo il parto, è essenziale per rinforzare la muscolatura e prevenire incontinenza urinaria o prolasso uterino. Si esegue attraverso esercizi specifici con un fisioterapista o un’ostetrica.
Si raccomanda di aspettare almeno 6-8 settimane prima di riprendere un’attività fisica leggera (camminata, yoga postnatale). Gli esercizi più intensi, come la corsa, dovrebbero essere introdotti gradualmente dopo la riabilitazione del pavimento pelvico e con il consenso del medico.
Dopo la nascita, il bambino viene posto a contatto pelle a pelle con la madre per favorire il legame affettivo e la stabilizzazione della temperatura corporea. Segue un esame neonatale completo, che include il punteggio di Apgar, la pesata e la valutazione della respirazione. Sono necessari controlli medici regolari per monitorare la crescita e lo sviluppo del neonato.
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